mercoledì 19 dicembre 2007

L'agitazione


Ibn Omar, dopo avermi preso per la spalla, mi disse: «Nel mondo sii come uno straniero o un viandante. Quando hai fatto sera, non stare con frenesia in attesa del mattino e, se hai fatto mattino, non desiderare con agitazione la sera. Approfitta della tua salute per prepararti a quando sarai malato e della tua vita per la tua morte».
Col vocabolo arabo hadith si indicano i detti di sapienza, attribuiti a vari personaggi (a partire da Maometto), che fanno parte della tradizione musulmana. Nel IX sec. Muhammad al-Bukhari iniziò a raccoglierli e da questo suo suggestivo fondo sapienziale ho oggi attinto per proporre una riflessione spirituale. Siamo in Avvento, il tempo dell’attesa. Ebbene, c’è una tensione che può essere pericolosa perché in realtà si rivela come agitazione, eccitazione, frenesia.
Così, se è sera, si vorrebbe il mattino; se si è malati, si vorrebbe essere sani; se si è in riposo, ci si annoia, e così via, in una continua insoddisfazione, al punto tale da non riuscire più a vivere il presente. Questa non è attesa, è esasperazione, è stress, è scontentezza permanente. Ecco, allora, la lezione della sapienza di tutte le grandi culture e spiritualità: approfitta, invece, del presente per costruire il futuro; dà senso all’oggi e saprai godere il domani. Se si dovesse guardare dall’alto una città moderna, essa assomiglia a un formicaio impazzito e questo non perché un piede gigantesco l’ha sconvolta ma perché è nei cuori che alligna l’ansia, la tensione, il nervosismo.

Diceva Gesù: «Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena»
(Matteo 6, 34).

(Tratto da : Mattutino , di Mons. Ravasi sul quotidiano Avvenire)

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