mercoledì 28 novembre 2007

Calma


Ci vuole proprio un po' di calma, per affrontare la vita ogni giorno, ogni giorno barcamenarsi in un intreccio di ore, momenti, attimi, che una volta passati non ritornano più.
Ci vuole calma, per potere discernere il da farsi, concentrare i pensieri e le forze, muoversi, ma con accortezza tra sogni e desideri, avanzare con sicurezza davanti al tempo che passa , ai sorrisi che fuggono, ai gesti mancati che rimangono sospesi nell'aria...



Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l'imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto
basta con l'ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano;
basta con l'abominevole rancore! basta
con l'oblio ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.

E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.


P.Verlaine

lunedì 26 novembre 2007

Aspettando Godot


"...Che potrei fare, è questo che mi dico,
per aiutarli a passare il tempo?
Gli ho dato degli ossi,
gli ho parlato di questo e quest'altro,
gli ho spiegato il crepuscolo,
tutto questo va benissimo.
Per non dire altro.
Ma può bastare,
è questo che mi angustia,
può bastare?..."


S.Beckett, Aspettando Godot


Ho sempre adorato quest'opera teatrale, così assurda, così inverosimile, ed allo stesso tempo così vera e reale.
Mi riporta ai
miei giorni vissuti nell'attesa di qualcosa di cui neanche io ho ben chiara la natura,e scivolando tra un Forse e un Non lo so, mi perdo nella lunga attesa di ciò che spero Verrà.
Intanto attendo.
Chi mi conosce pensa che ho tutto, che non c'è niente che mi manca, come donna posso dirmi realizzata come mamma e come moglie, però c'è qualcosa, nei meandri del mio essere e del mio sentire, c'è qualcosa che manca...
Sarà la difficoltà vissuta ogni giorno di poter conciliare ogni cosa, di riporre al giusto posto i pezzi sparsi del puzzle della mia vita, i progetti, i sogni, i desideri inespressi...
Quello che attendo è forse la realizzazione di un sogno?

"...Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot, dormo tutte le notti aspettando Godot.

Ho passato la vita ad aspettare Godot.

Nacqui un giorno di marzo o d'aprile non so, mia madre che mi allatta è un ricordo che ho,
ma credo che già in quel giorno però invece di poppare io aspettassi Godot.

Nei prati verdi della mia infanzia, nei luoghi azzurri di cieli e acquiloni, nei giorni sereni che non rivedrò io stavo già aspettando Godot.

L'adolescenza mi strappò di là, e mi portò ad un tavolo grigio, dove fra tanti libri però, invece di leggere aspettavo Godot.

Giorni e giorni a quei tavolini, gli amici e le donne vedevo vicini, io mi mangiavo le mani però, non mi muovevo e aspettavo Godot.

Ma se i sensi comandano l'uomo obbedisce, così sposai la prima che incontrai, ma anche la notte di nozze però, non feci nulla aspettando Godot.

Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò, piccolo e tondo urlava ogni sera, ma invece di farlo giocare un po', io uscivo fuori ad aspettare Godot.

E dopo questo un altro arrivò, e dopo il secondo un altro però, per esser del tutto sincero dirò, che avrei preferito arrivasse Godot.

Sono invecchiato aspettando Godot, ho sepolto mio padre aspettando Godot, ho cresciuto i miei figli aspettando Godot.

Sono andato in pensione dieci anni fa, ed ho perso la moglie acquistando in età, i miei figli son grandi e lontani però, io sto ancora aspettando Godot.

Questa sera sono un vecchio di settantanni, solo e malato in mezzo a una strada, dopo tanta vita più pazienza non ho, non posso più aspettare Godot.

Ma questa strada mi porta fortuna, c'è un pozzo laggiù che specchia la luna, è buio profondo e mi ci butterò, senza aspettare che arrivi Godot.

In pochi passi ci sono davanti, ho il viso sudato e le mani tremanti, e la prima volta che sto per agire, senza aspettare che arrivi Godot.

Ma l'abitudine di tutta una vita, ha fatto si che ancora una volta, per un momento io mi sia girato, a veder se per caso Godot era arrivato.

La morte mi ha preso le mani e la vita, l'oblio mi ha coperto di luce infinita, e ho capito che non si può, coprirsi le spalle aspettando Godot.

Non ho mai agito aspettando Godot, per tutti i miei giorni aspettando Godot, e ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte, ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte..."



Claudio Lolli, "Aspettando Godot"

domenica 25 novembre 2007

Sofferenza


Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente
di un'assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.

Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.

Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza
della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia
di coloro la cui vita è tormentata dal dolore.

Ma non sono riuscito a trovarti
nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica
ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata
dal grigiore della mia autocommiserazione.

Signore io credo. Ma tu aiuta la mia fede.


Madre Teresa di Calcutta

sabato 24 novembre 2007

Addomesticare...



La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'.
Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".

"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici.
Se tu vuoi un amico addomesticami!"

"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla.
Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."

Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'.
Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi;
scopriro' il prezzo della felicita'!
Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... ".


"Il piccolo Principe", A.De Saint-Exupèry

venerdì 23 novembre 2007

La mia poesia...



La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.
da "La volpe e il sipario", A.Merini

giovedì 22 novembre 2007

Buoni propositi


Ho parcheggiato e camminato
non so quanto e non so dove sono, qua
ma so soltanto che si sente un buon profumo,
un bel silenzio e l'acqua che va
lontano da me,
lontano da noi,
lontano dalla giostra che non si ferma mai
e ciò il biglietto sì ma questa corsa
la vorrei lasciare fare a voi

solo a voi, la lascio fare a voi,

che io sto bene qui,
seduto in riva al fosso
io sto bene qui,
seduto in riva al fosso.


Ogni giorno per me è pieno di buoni propositi: oggi studierò, cucinerò, starò con i bambini, curerò la casa, forse riuscirò anche a stirare.
Alla fine della giornata ho realizzato solo una parte di quello che mi ero proposta di fare, chissà perchè poi rinuncio sempre alla stessa cosa...

Dovrei scuotermi un pò, in questo periodo sono un pò troppo intorpidita, mi sembra di vivere e rivivere ogni giorno la stessa storia, un pò come quello schifo di soap che la tv ci propina, per farci credere che la vita sia lì, in ciò che vediamo.
Ad esempio, avete mai visto a Beautiful qualcuno fare le pulizie? O preoccuparsi per l'imminenza di un esame universitario? Mah!
Misteri.
Certo, sono una mamma molto elastica, però anch'io capita a volte che mi spezzi...
E qui subentra un altro discorso, sullo spezzarsi per amore dell'altro , sì, cerco di farlo secondo lo spirito cristiano, ma nn sempre col sorriso sulla bocca, più spesso nella mormorazione.
Mi viene in mente in proposito un brano dal Diario di Santa Faustina Kowalska:

Aiutami, o Signore, a far si che i miei occhi siano misericordiosi,
in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c'è di bello nell'anima del mio prossimo e gli sia di aiuto.

Aiutami a far si che il mio udito sia misericordioso,
che mi chini sulle necessità del mio prossimo,
che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo. Aiutami, o Signore, a far si che la mia lingua sia misericordiosa
e non parli mai sfavorevolmente del prossimo,
ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono.
Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose
e piene di buone azioni,
in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi.

Aiutami a far sì che i miei piedi siano misericordiosi,
in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo,
vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza.
il mio vero riposo sta nella disponibilità verso il prossimo.

Aiutami, Signore, a far si che il mio cuore sia misericordioso,
in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo.

A nessuno rifiuterò il mio cuore.


Questo


Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l’immaginazione,
non uso il sentimento.

Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un’altra cosa.
É questa cosa che è bella.

Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.



F.Pessoa

mercoledì 21 novembre 2007

La lettera d'amore...


In questo modo, così romantico, chiudo la trilogia:

La lettera d'amore, che in me ho scritto e corretto / cento volte fino a quando tutto fosse perfetto, / e che mettendo l'anima e il foglio insieme accanto, / basterebbe in un attimo ricopiarla soltanto. / Son nelle vostre mani, il foglio è la mia voce, / l'inchiostro è il mio sangue, la lettera è la Voce. / Giuro che in tutto il mio corpo corre la febbre, / giuro che innanzi a voi grida il mio cuor trafitto, / e se i baci potessero inviarsi per iscritto / li leggereste con le vostre labbra ebbre. / Lontan da questo mondo cupo, plebeo, bugiardo, / esisterà un paese per cuori di riguardo. / Lontan da questo mondo amaro e senza amore / esisterà un paese per l'altro nostro cuore.

E. Rostand, Cirano De Bergerac



martedì 20 novembre 2007

Cirano De Bergerac - La Catarsi

Ecco per voi uno spezzone del film. E' la scena del balcone in cui Cirano,(interpretato in modo eccellente da un inimitabile Depardie) per la prima volta, fingendosi Cristiano, ha il coraggio di parlare d'amore a Rossana.
Nulla da aggiungere.

Cirano

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo...Cirano


Lo so, lo so...non è la prima volta che ve lo propongo, almeno il testo, ma vorrei farvi conoscere la canzone, per me è bellissima, unica, irripetibile come il film...

Non so se conoscete la storia di Cirano De Bergerac, o se avete mai letto il libro...

Cirano è un brutto, con il suo enorme naso ridicolo, è deriso da tutti, schivato dalle donne.

Il suo aspetto però non gli impedisce di amare, e si innamora di Rossana, bellissima e per lui irraggiungibile.

Rossana a sua volta ama Cristiano, bellissimo ma vuoto...

Cirano, per amore suo, presterà le sue romantiche e dolci parole al bel volto di Cristiano,

favorendo l'amore dei due.

Alla fine, solo il giorno in cui Cirano sta per morire, Rossana scoprirà la verità, e si renderà conto di avere amato Cristiano, morto in battaglia, più per la sua anima che per il suo aspetto.

A voi le conclusioni...



lunedì 19 novembre 2007

Non dovresti...



Non dovresti conoscere la disperazione

se le stelle scintillano ogni notte;

se la rugiada scende silenziosa a sera

e il sole indora il mattino.

Non dovresti conoscere la disperazione - seppure

le lacrime scorrano a fiumi:

non sono gli anni più amati

per sempre presso il tuo cuore?

Piangono, tu piangi, così deve essere;

il vento sospira dei tuoi sospiri,

e dall'inverno cadono lacrime di neve

là dove giacciono le foglie d'autunno;

pure, presto rinascono, e il tuo destino

dal loro non può separarsi:

continua il tuo viaggio, se non con gioia,

pure, mai con disperazione!


Emily Bronte

venerdì 16 novembre 2007

Ricordo bene il suo sguardo


Ricordo bene il suo sguardo.
Attraversa ancora la mia anima
Come una scia di fuoco nella notte.
Ricordo bene il suo sguardo. Il resto…
Sì, il resto è solo una parvenza di vita.

Ieri ho passeggiato per le strade come una qualsiasi persona.
Ho guardato le vetrine spensieratamente
E non ho incontrato amici con i quali parlare.
D'improvviso mi sono sentito triste, mortalmente triste,
così triste che mi è parso di non poter
vivere un altro giorno ancora, e non perché potessi morire o uccidermi,
ma solo perché sarebbe stato impossibile vivere il giorno dopo e questo è tutto.

Fumo, sogno, adagiato sulla poltrona.
Mi duole vivere in una situazione di disagio.
Debbono esserci isole verso il sud delle cose
Dove soffrire è qualcosa di più dolce,
dove vivere costa meno al pensiero,
e dove è possibile chiudere gli occhi e addormentarsi al sole
e svegliarsi senza dover pensare a responsabilità sociali
né al giorno del mese o della settimana che è oggi.

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d'offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale
che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.

F.Pessoa

giovedì 15 novembre 2007

Questa è una mala notte


So quello che dirmi
vorresti in quest'ora...
Non dirlo!
Guarda laggiù il fondo dello stagno
che si fa cupo
e come si rincorrono le nuvole
specchianti sul velluto nero...
Non dirlo!
Questa è una mala notte.
Lo so,
in quest'ora infuria
nel profondo del tuo petto
tutto ciò che ti preme.
Non chiedere!
Sulla tua bocca indugia
ancora la parola che ci fa infelici...
Non dirla!
Questa è una mala notte.
Me lo dirai domani.
Non lo sappiamo,
chissà forse
domani tutto sarà miracolosamente facile
ciò che oggi nessun cuore può sopportare,
ciò che oggi mi rende tanto infelice.
Non chiedere!
Questa è una mala notte.

Se proprio devi odiarmi...


Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.


W.Shakespeare

mercoledì 14 novembre 2007

Partire è un pò morire...


Partire è un po' morire

rispetto a ciò che si ama

poiché lasciamo un po' di noi stessi

in ogni luogo ad ogni istante.

E' un dolore sottile e definitivo

come l'ultimo verso di un poema...

Partire è un po' morire

rispetto a ciò che si ama.

Si parte come per gioco

prima del viaggio estremo

e in ogni addio seminiamo

un po' della nostra anima.



Edmond Haracourt

martedì 13 novembre 2007

Le lacrime






«Un viso lavato dalle lacrime è indicibilmente bello».
Sant'Atanasio ricorda di sant'Antonio, eremita del deserto,
che piangeva su di sé per giorni interi.
La conseguenza era che «il volto di sant'Antonio aveva una
bellezza sorprendente.
Egli non si agitava mai, la sua anima viveva una pace assoluta».
In realtà sul nostro occhio passa sempre un velo di lacrime,
il cosiddetto «film lacrimale», prodotto da quattro piccole ghiandole
poste ai lati degli occhi.
Ma, al di là del fenomeno fisico, la lacrima ha uno straordinario
valore simbolico dai significati molteplici.
Manifesta, infatti, la sofferenza facendola quasi brillare
nel suo mistero, ma esprime anche la felicità tant'è vero che
si è coniata la locuzione «piangere di gioia».
Ma, come ricordano i due testi sopra citati
(la prima frase è del Discorso ascetico di s. Efrem del IV sec.
e l'altra è tratta dalla Vita di s. Antonio scritta da s. Atanasio nel 357),
c'è anche il pianto di
conversione.
Il famoso scrittore ottocentesco francese François René de Chateaubriand
scriveva semplicemente così per descrivere il suo ritorno alla fede:
«J'ai pleuré et j'ai cru», ho pianto e ho creduto.
Il pianto spesso libera, fa quasi evaporare il grumo di amarezza
che è in noi ed è per questo che, dopo aver versato lacrime,
ci si sente un po' sollevati.
La persona ha spesso vergogna di farsi vedere mentre piange;
in realtà questo è un segno di umanità e, nel caso del pentimento,
è il principio della liberazione dal male e del perdono,
come è accaduto in quella notte a s. Pietro, quando,
dopo che i suoi occhi si erano incrociati con quelli di Gesù,
aveva «pianto amaramente».

Il nostro volto e non solo l'occhio si purifica e rivela
una riacquistata serenità interiore,
una pace e una nuova bellezza.


(dal sito Catechumenium)

Sull'Amore




Si chiama amore ogni superiorità, ogni capacità di comprensione, ogni capacità di sorridere nel dolore. Amore per noi stessi e per il nostro destino, affettuosa adesione a ciò che l'Imperscrutabile vuole fare di noi anche quando non siamo ancora in grado di vederlo e di comprenderlo - questo è ciò a cui tendiamo.

H.Hesse

lunedì 12 novembre 2007

Dalla soglia di un sogno...



Dalla soglia di un sogno mi chiamarono…

Era la buona voce, amata voce.

- Dimmi: verrai con me a vedere l’anima?…

Una carezza mi raggiunse il cuore.

- Sempre con te… Ed avanzai nel sogno

per una lunga, spoglia galleria;

sentii sfiorarmi la sua veste pura

e il palpito soave della mano amica.


Machado


Nella nebbia




Strano, vagare nella nebbia!
E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.

Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.

Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.


H.Hesse

domenica 11 novembre 2007

Ama la vita...


Ama la vita così com'è
Amala pienamente,senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.

Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.

Non vivere mai senza vita!

(Madre Teresa di Calcutta)

giovedì 8 novembre 2007

La corolla dei miracoli del mondo




Non distruggo la corolla dei prodigi del mondo,
e non stermino
con la ragione gli enigmi che incontro sul mio cammino,
nei fiori, negli occhi, sulle labbra o nei sepolcri.
La luce altrui
soffoca il fascino celato
nelle profondità del buio,
però io,
io con la mia luce ingrandisco il mistero del mondo.
Esattamente come con i suoi bianchi raggi la luna
non rende più piccolo, ma tremolante,
e aumenta ancora di più il mistero della notte,
così io arricchisco anche l’oscuro orizzonte
con gli alti fiori del santo mistero
e tutto ciò che è inintelligibile
si trasforma in maggiormente incomprensibile
sotto i miei occhi,
perché io amo
e fiori e occhi e labbra e tombe.


Io non distruggo la corolla dei miracoli del mondo

Eu nu strivesc corola de minuni a lumii

Lucian Blaga, poeta rumeno


Niente di nuovo


Splendeva il sole, non avendo alternative, sul niente di nuovo.

Samuel Beckett, Murphy


The sun shone, having no alternative, on the nothing new.


Murphy

mercoledì 7 novembre 2007

Occhi sulla vita



Se dall'esterno percorro con lo sguardo la mia vita, essa non appare particolarmente felice.
Meno che mai mi è possibile, tuttavia, giudicarla infelice, malgrado ogni errore.
Ma infine, è davvero stolto preoccuparsi di felicità e infelicità, giacché a me sembra che farei maggiore difficoltà a privarmi dei giorni più infelici anziché di tutti quelli sereni.
Se in una vita umana importa accettare consapevolmente l'ineluttabile, gustare appieno il bene e il male e conquistare oltre al destino esteriore anche uno interiore più autentico e non casuale, la mia vita non è stata né povera né cattiva.



Hermann Hesse, Gertrud

martedì 6 novembre 2007

Idiozia Emotiva

Va bene, ditemi pure che mi manca il coraggio, ditemi pure che non so combattere, accetto qualsiasi cosa abbiate da oppormi, saprò digerire i colpi. Tutto mi sfiora, tutto passa, tutto ruota intorno a me senza che io vi partecipi ... (a parte ciò che riguarda la mia famiglia).
Come una canna al vento, mi sto lasciando sopraffare, procedo con lo studio molto a rilento, anzi, sono quasi ferma...Sono proprio un'idiota emotiva...


Ehi, mi chiamo Zoe e questo e' il mio libro. E' un documento di Idiozia Emotiva in due parti. C'e' il 'prima', che spiega come sono arrivata sin qui, e c'e' il 'dopo', che documenta che cosa ci sto a fare. Piccolo dettaglio: naturalmente non sono affatto sicura di cosa ci sto a fare.


Maggie Estep, Diario di un'idiota emotiva

lunedì 5 novembre 2007

Tieni sempre presente che...

Questa poesia la dedico a me stessa, e a tutti coloro che, come me, in questo periodo, si sentono troppo statici, troppo deboli per reagire, troppo inerti, concentrati a guardare solamente se stessi, seduti comodamente sul proprio io...


Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`e` in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!


Madre Teresa di Calcutta

domenica 4 novembre 2007

Come un romanzo...


Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo 'amare', il verbo 'sognare' ...

Daniel Pennac, Come un romanzo

sabato 3 novembre 2007

Isacco



Non chiamarmi codardo

Padre di questa terra

Non chiamarmi non credente

Se ho pensato un momento

( Che Dio non ci amasse )

Che nel tuo destino di vecchio

E nel mio troppo giovane

Altro non potesse volare

Che un angelo in ritardo

Nella gravida notte

Madre nostra perenne

Come figli e fratelli ascoltammo

L'astuta domanda

«Uccidi uccidi-lo uccidi-mi»

Non qualche stolido agnello

Non tutto il genere umano

- precisava nel vento la eco-

E un indice freddo segreto

La guidava fra le sponde rocciose

Ed i conati di foglie

E la tua mente già pronta

Ai popoli avversi

Le tue braccia protese

A correggere il mondo

I tuoi occhi già volti

Quattro volte all'orizzonte

E tu libero dunque – tu fiero

Tu venisti ridotto a destino

A padre vero di mille moltitudini

Invecchiato al di sopra del tempo

Quando la eco mi rinvenne

Colpendo esultando il mio corpo

Come avesse ripreso la fonte

Riparo nel covo natio

La sua primigenia parola

Detta dovunque dalla mia carne

O padre

fui forse io

Nel vento

A parlare (?)

La mia voce di ritorno

Da un grembo più grande

Se riconobbi nel cuore

Quell'ordine supremo

E a dispetto di te

Mio terreno atterrito fattore

Stetti muto e mansueto

Come chi renda un fragile dono

Sulla cima del monte

Già incriminata d'aurora

Preparasti l'altare

Per la cruna più assurda

«Uccidimi ora»

dalla mia bocca finalmente

la parola ricongiunta sigillata

con anima e saliva

il verbo al quale obbedisco

pagando il prezzo

Che il tempo richiede

Per congiurare con Dio-

Un Dio che su noi fa le prove

Della sua mortalità

Di una qualche venuta a venire

Che ancora non capisco-

L'eternità fra le cose

Come tempo a ritroso

Nel figlio che muore

Nel padre che lascia morire-

Ora ti è possibile tutto -Abramo-

Non hai orizzonti a fermarti,

solo dal cielo attendiamo

Il nuovo esatto confine

l'angelo che ci dica

Dove comincia Dio

Fin dove arriva per noi

Questo essere uomo.


A.Esposito


venerdì 2 novembre 2007

Commemorazione di tutti i fedeli defunti


San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Trattato sulla mortalità, 20, PL 4,596s

« Chi crede in me, anche se muore, vivrà » (Gv 11, 25)


Non dobbiamo piangere i nostri fratelli liberati da questo mondo con la chiamata divina. Sappiamo che per noi non sono perduti, bensì mandati innanzi a noi, e che morendo ci precedono come chi parte per un viaggio in terra o in mare; e noi dobbiamo desiderarli, ma non piangerli, né indossare vesti di lutto, mentre lassù essi già portano vesti bianche; né dobbiamo dare occasione ai pagani di rimproverarci e giustamente, perché piangiamo come estinti e perduti quelli che affermiamo viventi presso Dio, non provando con la testimonianza dei nostri sentimenti quella fede che professiamo con le parole. Noi siamo traditori della nostra speranza e della nostra fede, se quello che diciamo appare falso, artificioso, ingannevole nei fatti. A nulla serve ostentare la virtù con le parole e distruggere con la vita la loro veracità...

Se dobbiamo soggiacere alla morte, attraverso la morte noi passiamo all’immortalità, e non può cominciare per noi la vita eterna se non usciamo dalla vita presente. Né si tratta di un’uscita, ma di un passaggio, di un viaggio nel tempo per raggiungere l’eternità. Chi non si affretterebbe a raggiungere una sorte migliore? Chi non desidererebbe di cambiare e trasformare al più presto il proprio essere a immagine di Cristo?

La nostra patria è nei cieli (Fil 3,20)... Là ci aspetta un gran numero di persone a noi care: una schiera folta e vasta di parenti, fratelli e amici ci attende con desiderio, già sicura della propria salvezza e avendo a cuore la nostra... Affrettiamoci a raggiungerli, desideriamo ardentemente essere presto presso di loro e presto presso Cristo.

Il codice dell'anima


Ci sono piu' cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa.

Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada.

Alcuni di noi questo 'qualcosa' lo ricordano come un momento preciso dell'infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un'annunciazione:

Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere.

Ecco chi sono.

James Hillman, Il codice dell'anima