sabato 29 marzo 2008

giovedì 27 marzo 2008

La grazia di rispettare i fratelli

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensare male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretare male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.
Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.
Concedici di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio.
Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l'uno con l'altro, come avremmo fatto con te.
Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia.

Ignazio Larranaga

domenica 23 marzo 2008

Cristo è Risorto!




Gesù risorto non smetterà di darti amore e capacità di amare, anche quando non vorrai più amare e rispettare nessuno, nemmeno te stesso.

Gesù risorto non smetterà di sceglierti anche quando non sceglierai più niente di vitale e luminoso.

Gesù risorto non smetterà di darti vita anche quando non la saprai usare, né la saprai sfruttare per il bene e la luce.

Gesù risorto non smetterà di darti il "camminare" anche quando non avrai più voglia di muoverti.

Gesù risorto non smetterà di abbracciarti anche quando tu non avrai più voglia di abbracciare nessuno.

Gesù risorto non smetterà di darti le stelle anche quando non avrai più voglia di guardare il cielo e di orientarti.

Gesù risorto non smetterà di darti doni anche quando non farai altro che sprecarli tutti.

Gesù risorto non smetterà di darti occasioni e fortune, anche quando non ti accorgerai delle prime e non benedirai le seconde.

Gesù risorto non smetterà di usarti misericordia, anche quando tu farai da giudice ingiusto dei tuoi simili.

Gesù risorto non smetterà di far crescere i fiori, anche quando tu li comprerai di plastica.

Gesù non smetterà di dar luce ai tuoi occhi, anche quando non vorrai vedere nulla con gioia e gratitudine.

Gesù risorto non smetterà di darti le mani, anche quando le userai solo per sfruttare i poveri e gli innocenti.

Gesù risorto non smetterà di darti la capacità di "prendere la mira" anche quando non la userai per cacciare e mangiare, ma solo per uccidere e devastare.

Gesù risorto non smetterà di darti intelligenza, anche quando la userai da sciocco e da superbo.

Gesù risorto non smetterà di darti fiducia, anche quando non l'avrai più nemmeno per te stesso.

Gesù risorto non smetterà di darti speranza, nemmeno quando tutto ti sembrerà brutto.

Gesù risorto non smetterà, non smetterà mai di amarti e di chiederti se non puoi amare anche tu un po' di più con gioia e verità, per la tua felicità e la pace di tutti.

Gesù risorto non smetterà mai di volerti bene e non potrai impedirglielo. Tu proprio non potrai impedirglielo.



BUONA PASQUA

venerdì 21 marzo 2008

Passione di Gesù Cristo

Venerdì Santo-Adorazione della Croce


Il silenzio è mitezza
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore.

Il silenzio è misericordia
quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare il passato,
quando non condanni, ma intercedi nell'intimo.

Il silenzio è pazienza
quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione tra gli uomini
quando non intervieni
ma attendi che il seme germogli lentamente.

Il silenzio è umiltà
quando taci per lasciare emergere i fratelli,
quando celi nel riserbo i doni di Dio,
quando lasci che il tuo agire venga interpretato male,
quando lasci ad altri la gloria dell'impresa.

Il silenzio è fede
quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci alle voci del mondo,
per stare alla sua presenza,
quando non cerchi comprensione
perché ti basta sapere di essere amato da Lui.

Il silenzio è adorazione
quando abbracci la Croce
senza chiedere perché
nell'intima certezza
che questa è l'unica via giusta.

giovedì 20 marzo 2008

Giovedì Santo


Questa sera capisco Pietro e la sua riluttanza
senza mezzi termini: "Tu non mi laverai mai i piedi!".
Nella sua frase intravedo
il rispetto e l'amore per te, Gesù:
non voglio che ti inginocchi qui davanti a me,
non posso tollerare che tu, il Maestro,
ti comporti in questo modo.
Nelle parole di Pietro io riconosco la mia vergogna
nell'apparire come sono,
nella mia nudità, con le mie ferite,
nella mia sporcizia, con i miei sbagli,
nella mia piccineria, con le mie ambiguità.
Non mi piace, Gesù, che tu mi veda così come sono veramente...

Ma tu mi ripeti le stesse parole che hai detto a Pietro,
tu mi inviti ad abbandonarmi, a lasciarmi andare,
a lasciarmi accogliere da te così come sono:
non c'è nessun bisogno di fingere...

Non è facile lavare i piedi a qualcuno,
ma è ancor più difficile lasciarseli lavare.
Non è sempre facile amare,
ma è ancor più difficile lasciarsi amare.
Questa sera intendo quello che tu vuoi da me:
non cerchi il discepolo perfetto,
ma solo un essere che si lasci amare da te,
che si lasci purificare dalla tua bontà,
guarire e salvare dalla tua misericordia.

martedì 18 marzo 2008

Una croce...


Il legno della Croce,
quel "legno del fallimento",
è divenuto il parametro vero
di ogni vittoria.
Gesù ha operato più salvezza
con le mani inchiodate sulla Croce,
che con le mani stese sui malati.
Donaci, Signore,
di non sentirci costretti
nell'aiutarTi a portare la Croce,
di aiutarci a vedere
anche nelle nostre croci
e nella stessa Croce
un mezzo per ricambiare
il Tuo Amore,
aiutaci a capire
che la nostra storia crocifissa
è già impregnata di resurrezione.
Se ci sentiamo sfiniti, Signore,
è perché, purtroppo,
molti passi li abbiamo consumati
sui viottoli nostri e non sui Tuoi,
ma proprio i nostri fallimenti
possono essere la salvezza
della nostra vita.
La Pasqua è la festa
degli ex delusi della vita,
nei cui cuori all'improvviso
dilaga la speranza.
Cambiare è possibile,
per tutti e sempre!


Cari amici, siamo ormai entrati nella settimana santa. La mia Quaresima non è stata vissuta nel migliore dei modi, perchè in questo periodo sono ricaduta come sempre nel mio egoismo, nel mio guardare solo a me stessa, e se un pò di bene ho fatto, sappiate che non dipende da me, ma dallo Spirito che opera attraverso di me. Ciò che faccio di buono, non è opera mia, ma Sua.
Ma so con certezza che il Signore mi ama così come sono, e che nella sua misericordia, non disdegnerà di farmi risorgere con lui dalle mie morti, so che non mi lascerà chiusa nei miei sepolcri, e che mi porterà insieme a lui a scorgere la stella del mattino di Pasqua.
L'augurio che vi faccio è lo stesso, non temete, perchè Cristo ha potere su tutte le nostre croci, e come lui è risorto, così, se crediamo, sarà anche per noi.
Questa settimana, quindi, il blog sarà in cammino verso la Pasqua.
Prepariamoci a fare Pasqua con Gesù.
La Pace


domenica 16 marzo 2008

E Dio creò la Mamma...


Il buon Dio aveva deciso di creare... la mamma.
Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand'ecco comparire un angelo che gli fa:
"Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?".
E Lui: "Sì, ma hai letto i requisiti dell'ordinazione?
Dev'essere completamente lavabile, ma non di plastica... avere 180 parti mobili tutte sostituibili... funzionare a caffè e avanzi del giorno prima... avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d'amore... e sei paia di mani".
L'angelo scosse la testa e ribatté incredulo: "Sei paia?!".
"Il difficile non sono le mani - disse il buon Dio - ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere".
"Così tanti?". Dio annuì.
"Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda "che state combinando lì dentro, bambini?", anche se lo sa già;un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere; un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio "capisco e ti voglio bene lo stesso".

"Signore - fece l'angelo sfiorandogli gentilmente un braccio - va' a dormire. Domani è un altro...". "Non posso - ripose il Signore - ho quasi finito ormai.
Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tenere sotto la doccia un bambino di nove anni".
L'angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità:
"E' troppo tenera", disse poi con un sospiro.
"Ma resistente - ribatté il Signore con foga - tu non hai idea di quello che può sopportare una mamma!".
"Sa pensare?".
"Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi", ribatté il Creatore.
A quel punto l'angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia:
"Qui c'è una perdita", dichiarò.
"Non è una perdita - lo corresse il Signore - è una lacrima".
"E a che serve?".
"Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio".
"Ma sei un genio!", esclamò l'angelo.
Con sottile malinconia Dio aggiunse:
"A dire il vero, non sono stato io a mettercela quella cosa lì...".

Bruno Ferrero, 40 Storie nel deserto

martedì 11 marzo 2008

La pace dipende anche da me


Non costruisco la pace quando non apprezzo lo sforzo, la virtù degli altri;
quando pretendo l'impossibile, quando sono indifferente al bene e al male degli altri;
non costruisco la pace quando lavoro per due per poter comprare e mantenere il superfluo,
mentre c'è chi non trova lavoro e non ha il necessario, l'indispensabile per vivere;
non costruisco la pace quando non perdono, quando non chiedo scusa, quando non faccio il primo passo per riconciliarmi, anche se mi sento offesa o credo di aver ragione;
non costruisco la pace quando lascio solo chi soffre e mi scuso dicendo: «Non so cosa dire, cosa fare, non lo conosco»;
non costruisco la pace quando chiudo la porta del cuore, quando chiudo le mani, la bocca e non faccio niente per unire, conciliare, scusare;
non costruisco la pace quando penso solo ai fatti miei, al mio interesse e tornaconto, al mio benessere e ai miei beni;
non costruisco la pace quando rispondo: «non ho tempo» e tratto il prossimo come uno scocciatore, un rompiscatole;
non costruisco la pace quando mi metto volentieri e di preferenza dalla parte di chi ha potere, ricchezza, sapienza, furbizia, anziché dalla parte del debole, dell'indifeso, del dimenticato, dalla parte di colui il cui nome non è scritto sull'agenda di nessuno;
non costruisco la pace quando non aiuto il colpevole a redimersi;
non costruisco la pace quando taccio di fronte alla menzogna, all'ingiustizia, alla maldicenza, alla disonestà,
perché non voglio noie;
non costruisco la pace quando non compio il mio dovere sia nel luogo di lavoro che verso i miei familiari;
non costruisco la pace quando sfrutto il mio prossimo in stato di dipendenza, inferiorità, indigenza, malattia;
non costruisco la pace quando rifiuto la croce, la fatica;
non costruisco la pace quando dico no alla vita;
non costruisco la pace quando non mi metto in ginocchio per invocarla, per ottenerla, per viverla;

Allora quand'è che costruisco la pace?
Quando al posto del «no» metto un «sì»
quando al posto del rancore, metto il perdono
quando al posto della morte, metto la vita,
quando al posto dell'io, metto Dio.

«La pace è un tuo dono, Signore.
Per ottenerla occorre pregare, amare, soffrire.
Occorre pagare di persona. Scomparire.
Eccomi o Signore.
Fammi seminatrice di pace.
Signore, donaci la tua pace».