lunedì 31 dicembre 2007

Buon anno



Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, custodito e confortato meravigliosamente voglio trascorrere questi giorni con voi e con voi incamminarmi verso il nuovo anno.

Le cose passate tormentano i nostri cuori, il peso duro dei giorni brutti ci opprime: o Signore, dà ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all'ultima goccia: noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani.

Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo e lo splendore del suo sole: ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita.

Fa' che le candele che hai portato al nostro buio oggi ardano in silenzio e caldamente; raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme: noi lo sappiamo, la tua luce arde nella notte.

Se ora si diffonde attorno a noi il silenzio, fa' che percepiamo il suono delle cose che, invisibili, si ergono attorno a noi, inno di lode di tutti i tuoi figli.

Custoditi meravigliosamente da forze buone aspettiamo, felici, le cose future: Dio è con noi la sera e la mattina e, sicuramente, ogni nuovo giorno.


Dietrich Bonhoeffer, Una luce nel buio

sabato 29 dicembre 2007

Ancora sul dono...


Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, colpito da un'ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo...
Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, è che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, donare, sempre donare... e darmi!
Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi...
Ogni giorno mille frammenti di vita da donare, in mille possibili gesti d'amore, che più non si vedono tanto sono abituali, e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta e perché un giorno io possa dire in verità:

Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.
E' ciò che desideri, Signore, ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so, ed ho paura.

Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.
E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.
Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata, perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l'eternità.


Michel Quoist, Signore non sono capace

giovedì 27 dicembre 2007

Quando dai, aggiungi un pò di te


Quando dai, aggiungi sempre

un po' di te a ciò che dai:

un pizzico della tua mente,

un battito del tuo cuore,

una vibrazione della tua anima.

E avrai dato di più.

Quando dai,

fallo sempre col sorriso sulle labbra,

aggiungici poi una manciata di gioia e d'allegria,

e porgi il tutto con la mano dell'amore.

E avrai dato di più.

Quando dai non pensare di ricevere

e riceverai tanto, e subito;

la gioia di aver dato

e la vittoria sul tuo egoismo.

Se quando dai,

dai anche te stesso darai di più,

e riceverai di più.


(Fonte non specificata)

sabato 22 dicembre 2007

Buon Natale


Tu che ne dici o Signore, se in questo Natale

faccio un bell'albero dentro il mio cuore e ci attacco

invece dei regali,i nomi di tutti i miei amici?

Gli amici lontani e vicini. Gli antichi e i nuovi.

Quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado.

Quelli che ricordo sempre

e quelli che, alle volte, restano dimenticati.

Quelli costanti e intermittenti.

Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre.

Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire.

Quelli che conosco profondamente

e quelli dei quali conosco solo le apparenze.

Quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.

I miei amici semplici ed i miei amici importanti.

I nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita.

Vi porrò un albero con radici molto profonde

perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore.

Un albero dai rami molto grandi,

perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo

si uniscano ai già esistenti.

Un albero con un'ombra molto gradevole,

la nostra amicizia sia un momento di riposo

durante le lotte della vita.



Un augurio di BUON NATALE a tutti voi

venerdì 21 dicembre 2007

Tu vedi più lontano di me

Ogni volta che non so spiegarmi il perchè delle cose, ogni volta che la sofferenza o il dubbio si fanno strada in me, ogni volta che non trovo il senso, penso sempre che TU vedi più lontano di me...


Avevo agito bene
avevo le risposte
la strada era quella giusta
ma mi ha portato qua
Conosci le mie pene
per questo chiedo aiuto
adesso che ho rinunciato
io sò la verità
TU VEDI PIU LONTANO DI ME
TU SAI LA VIA
NON VOGLIO SAPERE PERCHE
TU VEDI PIU LONTANO DI ME
se questo è un saggio
non ne vedo la ragione
c’ho messo tutta l’ intenzione
ma forse no,non basta
non voglio fare peggio
la fede sai mi aiuta
ripongo in te tutta la mia fiducia
e tutto ciò che resta
MA TU VEDI PIU LONTANO DI ME
TU SAI LA VIA
NON VOGLIO SAPERE IL PERCHE
TU VEDI PIU LONTANO DI ME
credevo che una nuvola fosse il cielo
ho visto un uccello volare
e l’ho seguito
credevo di poter spiccare il volo
ma tu puoi plasmarmi
devi insegnarmi
TU VEDI PIU LONTANO DI ME
TU SAI LA VIA
NON VOGLIO SAPERE IL PERCHE
TI ASCOLTERO
IO CREDO IN TE
tu vedi più lontano di me.

Eccomi fuori combattimento


Signore, questa volta non ne posso più.
Da mesi mi sono intestardito
a compiere tutto il mio dovere professionale,
ad accontentare diligentemente
tutti coloro che mi chiedevano
piccoli e grandi favori.
Mi ci sono ostinato.
E' così desolante
lasciare incompleto un lavoro
che in realtà non sarà mai completato.
È normale che uno si ostini
a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, Signore,
per un certo tempo o per sempre,
non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà.
So che siamo sempre dei servi inutili,
l'essenziale è amarti
e continuare ad amare
intensamente i propri fratelli
quando pare impossibile
poter essere utili per loro.
Tu solo sai ciò che è meglio
e io mi affido a te, Signore.


(L.J. Lebret)

mercoledì 19 dicembre 2007

L'agitazione


Ibn Omar, dopo avermi preso per la spalla, mi disse: «Nel mondo sii come uno straniero o un viandante. Quando hai fatto sera, non stare con frenesia in attesa del mattino e, se hai fatto mattino, non desiderare con agitazione la sera. Approfitta della tua salute per prepararti a quando sarai malato e della tua vita per la tua morte».
Col vocabolo arabo hadith si indicano i detti di sapienza, attribuiti a vari personaggi (a partire da Maometto), che fanno parte della tradizione musulmana. Nel IX sec. Muhammad al-Bukhari iniziò a raccoglierli e da questo suo suggestivo fondo sapienziale ho oggi attinto per proporre una riflessione spirituale. Siamo in Avvento, il tempo dell’attesa. Ebbene, c’è una tensione che può essere pericolosa perché in realtà si rivela come agitazione, eccitazione, frenesia.
Così, se è sera, si vorrebbe il mattino; se si è malati, si vorrebbe essere sani; se si è in riposo, ci si annoia, e così via, in una continua insoddisfazione, al punto tale da non riuscire più a vivere il presente. Questa non è attesa, è esasperazione, è stress, è scontentezza permanente. Ecco, allora, la lezione della sapienza di tutte le grandi culture e spiritualità: approfitta, invece, del presente per costruire il futuro; dà senso all’oggi e saprai godere il domani. Se si dovesse guardare dall’alto una città moderna, essa assomiglia a un formicaio impazzito e questo non perché un piede gigantesco l’ha sconvolta ma perché è nei cuori che alligna l’ansia, la tensione, il nervosismo.

Diceva Gesù: «Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena»
(Matteo 6, 34).

(Tratto da : Mattutino , di Mons. Ravasi sul quotidiano Avvenire)

lunedì 17 dicembre 2007

Il mio nome è Pazienza


Purtroppo la pazienza non è tra le mie qualità principali, ecco perchè quando lessi questo articolo che qui vi riporto, mi sono fermata a riflettere sul valore di questa virtù a me ancora così sconosciuta e per me così lontana.
Io che vorrei sempre tutto e subito, dovrei imparare ad aspettare i tempi di Dio.
La nostra concezione di tempo è ben più limitata, vede sì, ma fino ad un certo punto, ed è qui che rimaniamo fregati, quando vogliamo dare un tempo a tutto, ma il Nostro tempo, vogliamo misurare con la nostra Misura, l'Incommensurabile.
Vorrei allora chiedere a Dio per Natale, di farmi questo Dono: di avere pazienza con i figli, con mio marito, con la mia stessa vita.

"C'è chi dice che in paradiso Dio chiami ciascun eletto col nome di una virtù. Non potrà chiamarmi Speranza: non ho atteso nessuna gioia sulla terra né in cielo. Né Fede: non sono stata certa. Né Carità: ho amato Dio e il prossimo con parsimonia. Né Generosità: ho contato, pesato, misurato tutto. Né Zelo: non ho cercato di conquistare. Né Povertà: mi compiaccio del mio benessere. Né Umiltà: mi compiaccio dei miei pensieri. Né Sincerità: non sono vera. Né Scienza: non ho memoria. Né Pietà: non ho ardore. Il nome sarà quello dell'asino: Dio mi chiamerà Pazienza."

La citazione è oggi un po' lunga, ma le parole della poetessa spirituale francese Marie Noël (1883-1967) nel suo Diario segreto sono così limpide da non esigere lunghi commenti.
Avere la virtù dell'animale più disprezzato ma anche più utile e semplice è in verità una qualità importante che trascina con sé altre virtù in modo implicito. In una società come la nostra che vive con frenesia, che non sa attendere, che vuole tutto "in tempo reale", che inveisce se è in fila e l'altro non si sbriga, che "non ha tempo", l'invito alla pazienza può sembrare una stravaganza "da orientali" che non hanno niente da fare, come si è soliti dire.
E invece bisognerebbe di più pensare a quello che un altro scrittore francese più celebre, Honoré de Balzac, aveva affermato in uno dei tre racconti delle Illusioni perdute (1837-43): «La pazienza è ciò che nell'uomo più somiglia al procedimento che la natura usa nelle sue creazioni». Per fare un bambino ci vogliono nove mesi e per scrivere un capolavoro forse decenni.
Non entriamo in questo nuovo anno pretendendo tutto e subito, ma affidiamoci alla pazienza che conosce i ritmi e i tempi della vita, e quindi genera serenità e fiducia.

(Tratto da : Mattutino , di Mons. Ravasi sul quotidiano Avvenire)

venerdì 14 dicembre 2007

Sul dare


In questo periodo di regali, di pacchi e pacchettini, mi sono chiesta in cosa consista il Dono, ma quello Vero, quello sofferto.

Mi sono chiesta quanto io sia capace di dare , stimolata in questa riflessione da una iniziativa tenuta in questi giorni nel mio paese, cioè quella dell'adozione a distanza di cui si occupa l'associazione, di cui riporto il link: http://www.amiciguatemala.it/.

Adottare un bambino a distanza è un grande atto di generosità verso gli altri, può sembrare semplice, ma non lo è, abituati come siamo a pensare solo a noi stessi e al nostro benessere.

In mio aiuto, oltre ovviamente alle Sacre Scritture, viene il brano di Gibran che parla proprio del Dono, di quanto sia importante donare agli altri, non quello che siamo capaci di dare, ma quello che non penseremmo mai di poter donare.

In primis, IL DONO DI NOI STESSI e della nostra vita e poi il dono di tutto ciò che abbiamo, la nostra capacità di privarci di qualcosa che riteniamo essenziale...

E' questo il vero dono...


" Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete?
Anche i peccatori fanno lo stesso.

E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete?

Anche i peccatori fanno lo stesso.

E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete?

Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla,
e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo...
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”


Dal Vangelo secondo Luca (6,27-36)


Allora un uomo ricco disse:
Parlaci del Dare.

E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
È quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze
se non ciò che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo previdente che sotterra l'osso nella sabbia senza traccia,
mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos'è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è colmo?

Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono,
e per avere riconoscimento,
e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza,
e la loro borsa non è mai vuota.

Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell'aria la sua fragranza.
Attraverso le loro mani Dio parla,
e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
È bene dare quando ci chiedono,
ma meglio è comprendere e dare quando niente ci viene chiesto.
Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più grande che dare.

E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso,
affinché la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: "Vorrei dare ma solo ai meritevoli".
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così né le greggi del vostro pascolo.
Esse danno per vivere, perché serbare è perire.

Chi è degno di ricevere i giorni e le notti,
è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all'oceano della vita,
può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia,
il coraggio, anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il cuore,
e tolgano il velo al proprio orgoglio così che possiate vedere il loro nudo valore
e la loro imperturbata fierezza?

Siate prima voi stessi degni di essere colui che da
e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché in verità è la vita che da alla vita,
mentre voi, che vi stimate donatori,
non siete che testimoni.

E voi che ricevete – e tutti ricevete –
non permettete che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare della sua generosità
che ha come madre la terra feconda,
e Dio come padre.

Kahlil Gibran

mercoledì 12 dicembre 2007

Riflessioni



Non siamo capaci di ascoltarli, P.Crepet

lunedì 10 dicembre 2007

Vita e biglie di cristallo



Castelli di rabbia, A.Baricco

giovedì 6 dicembre 2007

Pensieri Quotidiani


Le peggiori difficoltà e le peggiori sofferenze, per l'uomo, cominciano nel momento in cui egli crede di essere il solo padrone del proprio destino, che non esistano né Provvidenza né entità luminose per guidarlo e sostenerlo. Così taglia tutti i legami con il Cielo, e allora non è più un figlio di Dio al riparo dalle preoccupazioni. Non appena smette di fare affidamento sul Padre e sulla Madre celesti, tutte le sofferenze incominciano ad abbattersi su di lui, e si sente solo. Egli deve capire che è colpa sua: il Cielo non lo ha abbandonato; è lui che ha abbandonato il Cielo. Per risolvere i vostri problemi, per essere sempre aiutati, nutriti e illuminati, non dovete mai tagliare il legame con il Cielo, perché il Cielo non lascia mai che un suo figlio pianga in solitudine.

Omraam Mikhael Aivanhov

martedì 4 dicembre 2007

Happy birthday to...



...ME

lunedì 3 dicembre 2007

Preghiera



Dammi il supremo coraggio dell'amore,
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose, o di essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell'amore, e dell'amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita
nella morte, alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore, che accetta l'offesa, ma disdegna di ripagarla
con l'offesa.


.:K.Gibran:.

sabato 1 dicembre 2007

Fammi un ritratto...



Fammi un ritratto del sole-

Così che io possa appenderlo in camera mia-

E possa fingere di scaldarmi

Mentre gli altri lo chiamano " Giorno"!

Disegnami un pettirosso- su un ramo-

Così che io possa ascoltarlo - mentre dormo-

E quando cesserà il campo nei campi-

Anch'io deporrò la mia illusione.

Dimmi se e' vero che fa caldo a mezzogiorno

Se sono i ranuncoli- quelli che volano-

O le farfalle- quelle che fioriscono.

Poi, manda via il gelo dai prati

E scaccia la ruggine dagli alberi

Dammi l'illusione che- ruggine e gelo-

Non debbano più tornare!



EMILY DICKINSON