martedì 31 luglio 2007

Sancho Panza


Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

Poesie Sparse



...E mi abbandono ai miei lucidi momenti di follia e volo...

verso orizzonti lontani, mondi diversi,

volo nel cielo attraverso le nuvole...

Mi fermo un po' ad osservare il vuoto, ma è un attimo...

la sosta è breve

il viaggio è lungo

incerto l'arrivo

ma è pur sempre meglio che stare qui

tra gente normale, tra gente che sa, tra gente che non pensa...

Loro non sanno cos'è andare oltre

non sanno che significhi andare al di là

sviscerare la vita, il cuore ...

e poi perdersi vagando...leggeri come nuvole sospinte dal vento

e non sanno che nella notte

ogni stella è un rifugio

una dolce dimora per spiriti liberi

per spiriti che non si accontentano di camminare

perchè troppo abituati a volare...


(2 maggio 1996)

sabato 28 luglio 2007

Situazioni


Sette volte ho disprezzato la mia anima:
La prima volta quando la vidi farsi mansueta per giungere ai vertici
La seconda volta quando la vidi zoppicare davanti allo storpio
La terza volta quando, essendole concesso di scegliere tra facile e difficile, scelse il facile
La quarta volta quando commise un torto e si consolò dicendosi che anche gli altri sbagliano
La quinta volta quando tollerò per debolezza, attribuendo la sua pazienza alla forza
La sesta volta quando disprezzò la bruttezza di un volto, senza riconoscervi una delle sue stesse maschere
E la settima volta quando innalzò un cantico di lode ritenendosi, per questo, virtuosa.
(Kahalil Gibran)

giovedì 26 luglio 2007

Vette...


"Se vuoi vedere le valli,
sali in vetta a una montagna;
se vuoi vedere la vetta di una montagna,
sali su una nuvola;
se invece aspiri a comprendere la nuvola,
chiudi gli occhi e pensa"

(Kahlil Gibran)

Beniamino Joppolo: un interprete del disagio esistenziale


In questi giorni di partenze, di arrivi, di alienazioni mi è ritornata in mente l'opera del drammaturgo Beniamino Joppolo, in particolare "L'ultima stazione".
L'opera affronta in senso metaforico, il tema della partenza vissuto come evasione, come desiderio di aspirare ad altra vita.
Lo scrittore descrive con particolare lirismo e volontà comunicativa il disagio di esistenze sopraffatte dal "male di vivere", da costrizioni sociali e morali che sovrastano la vita rendendola "pesante" da sostenere.
Nell'opera gioca un ruolo fondamentale la posizione scenica, si tratta di un atto unico ambientato nella "sala d'aspetto di una qualunque stazioncina del mondo" dove si incroceranno le vite di uomini e donne di passaggio, in fuga verso una meta a loro stessi ignota, spinti esclusivamente dal bisogno di "partire".

"...molti sono coloro che partono solo per evadere anche se questo bisogno di evadere si presenta all'interessato sotto forma di affare, di carriera o di altro..."

Tra i passeggeri, che l'autore connota in base allo stato d'animo con il quale si apprestano a partire ( l'uomo preoccupato, l'uomo pallido, l'uomo che ha lavorato...) maggiore rilevanza e spazio comunicativo verrà data al "vecchio", principale affidatario del messaggio dell'opera.
A lui, con la sua strana richiesta di "viaggiare come merce", spetta l'applicazione di una sorta di "legge di contrappasso": l'uomo-oggetto non ha avuto per sè l'attenzione che la società capitalistica dedica alla merce, per cui la disumanizzazione in lui è stata ben completa e lacerante. Definitiva sarà in lui la denuncia di un'esistenza mortificata dalla violenza delle leggi capitalistiche del lavoro. Dirà infatti:

" ...Mai, dico mai, mi capitò di essere fermato da qualcuno che volesse ...osservare me...
Non mi hanno mai nè guardato nè palpato come un vitello o un maiale o un capretto, non mi hanno guardato in fondo agli occhi...
...Anche le lastre di lava su cui si cammina di tanto in tanto si osservano. Ed io invece non fui mai osservato...
...Io voglio dire che io fui sempre come un sacco, una cesta, una tavola, una pietra, una lastra di lava, voglio essere generoso fino in fondo verso la disattenzione umana io..."

mercoledì 25 luglio 2007

Don Chisciotte


Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

F.Guccini, Don Chisciotte

Foglie morte


Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani

(NAZIM HIKMET)

martedì 24 luglio 2007

Uccelli di passo



" La tua irrequietudine mi fa pensare agli uccelli di passo che urtano i fari nelle sere tempestose, è una tempesta anche la tua dolcezza, turbina e non appare..."
In questa calda giornata estiva la mia mente sta andano in tilt, troppi pensieri affollano la mia mente, ad un tratto mi viene in mente la parola IRREQUIETUDINE.
La bramosia di fare unita alla inerzia del non-fare, il continuo conflitto che in questi ultimi giorni accompagna come un cane fedele la mia vita...

Una barca nel bosco



Cari amici, ho finito di leggere da qualche giorno questo libro. Mi ha lasciato l'amaro in bocca, non perchè non mi sia piaciuto,anzi...
In fondo cosa rappresenta una barca nel bosco? Mi chiedo se tutto sia solo il frutto di una singola scelta, capace di influire sul corso delle cose, oppure l'onda irrefrenabile del succedersi degli eventi faccia sì che si scelga per una cosa anzichè per un'altra. Ne verrò mai a capo?
Cogito,ergo sum