giovedì 26 luglio 2007
Beniamino Joppolo: un interprete del disagio esistenziale
In questi giorni di partenze, di arrivi, di alienazioni mi è ritornata in mente l'opera del drammaturgo Beniamino Joppolo, in particolare "L'ultima stazione".
L'opera affronta in senso metaforico, il tema della partenza vissuto come evasione, come desiderio di aspirare ad altra vita.
Lo scrittore descrive con particolare lirismo e volontà comunicativa il disagio di esistenze sopraffatte dal "male di vivere", da costrizioni sociali e morali che sovrastano la vita rendendola "pesante" da sostenere.
Nell'opera gioca un ruolo fondamentale la posizione scenica, si tratta di un atto unico ambientato nella "sala d'aspetto di una qualunque stazioncina del mondo" dove si incroceranno le vite di uomini e donne di passaggio, in fuga verso una meta a loro stessi ignota, spinti esclusivamente dal bisogno di "partire".
"...molti sono coloro che partono solo per evadere anche se questo bisogno di evadere si presenta all'interessato sotto forma di affare, di carriera o di altro..."
Tra i passeggeri, che l'autore connota in base allo stato d'animo con il quale si apprestano a partire ( l'uomo preoccupato, l'uomo pallido, l'uomo che ha lavorato...) maggiore rilevanza e spazio comunicativo verrà data al "vecchio", principale affidatario del messaggio dell'opera.
A lui, con la sua strana richiesta di "viaggiare come merce", spetta l'applicazione di una sorta di "legge di contrappasso": l'uomo-oggetto non ha avuto per sè l'attenzione che la società capitalistica dedica alla merce, per cui la disumanizzazione in lui è stata ben completa e lacerante. Definitiva sarà in lui la denuncia di un'esistenza mortificata dalla violenza delle leggi capitalistiche del lavoro. Dirà infatti:
" ...Mai, dico mai, mi capitò di essere fermato da qualcuno che volesse ...osservare me...
Non mi hanno mai nè guardato nè palpato come un vitello o un maiale o un capretto, non mi hanno guardato in fondo agli occhi...
...Anche le lastre di lava su cui si cammina di tanto in tanto si osservano. Ed io invece non fui mai osservato...
...Io voglio dire che io fui sempre come un sacco, una cesta, una tavola, una pietra, una lastra di lava, voglio essere generoso fino in fondo verso la disattenzione umana io..."
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento